domenica 22 dicembre 2013

SHOPPING ALL'AMBASCIATA


Hai presente quel bel palazzo vagamente orientaleggiante nella piazza del Príncipe Real? Hai presenti le impalcature che l'hanno circondato per un bel po' di tempo? Allora adesso devi aver presente quello che c'è dentro. Non ce l'hai presente? Va be', rimediamo subito.

Ci vediamo fra due righe di testo nel chiosco del giardino del Príncipe Real, così ti accompagno in questa perla di architettura e di design che da tre mesi circa splende nel panorama perennemente sbrilluccicante di questa città che, pur non essendo gigantesca, riesce sempre a serbare delle sorprese pure se pensi di conoscerla come le tue tasche. Ci sei? Sei in ritardo di un rigo di testo, sappilo. Su, attraversiamo la strada ed entriamo in questo piccolo mondo incantato.

Questo è il Palacete Ribeiro da Cunha, costruito nel 1877 su progetto di Henrique Carlos Afonso, in cui puoi leggere gli stilemi del neoclassicismo romantico ottocentesco portoghese in stile neo-arabo. Proprietà del ricco commerciante José Ribeiro da Cunha, originario del Minho, fu venduto nel 1901 alla famiglia Seixas, che a sua volta lo vendette nel 1920 a Manuel Caroça. Questi lo lasciò alla figlia, i cui discendenti continuarono ad abitare l'ultimo piano dello stabile fino alla metà degli anni Novanta, mentre nel frattempo una parte del palazzetto fu affittato al Rettorato dell'Universidade Nova de Lisboa.

Dopo quasi vent'anni di abbandono che stringeva il cuore, l'idea: rimetterlo a nuovo e trasformarlo in un centro commerciale sui generis. Così, dopo un lavoro di restauro molto accurato, a settembre ha visto la luce Embaixada, il centro commerciale di prodotti made in Portugal. Il risultato è davvero di quelli che ti lasciano a bocca aperta: si accede dal grande atrio con scalinata sontuosa e ci si perde nei suoi meandri. Il patio è diventato una sala da caffè e le stanze sono i negozi, scrigni pieni di oggetti di design e di artigianato portoghese.

Ma è proprio il palazzo a lasciarti di stucco: il restauro non è stato invasivo e ha anzi lasciato intatta la patina del tempo sugli stucchi -appunto-, sulle pareti, sugli infissi e sui corredi, conferendo all'antica residenza un fascino intenso e autentico. Sembra quasi di intrufolarsi in un palazzo nobiliare ancora abitato e di stare per incrociare maggiordomi e governanti. E invece incroci capi di burel (lana cotta della Serra da Estrela), accessori di sughero, vecchi dischi portoghesi e oggetti di design contemporaneo, che a loro volta incrociano il tuo portafogli il quale è ben lieto di dare il meglio di sé. Se poi dovessi uscire da Embaixada con un vago senso di colpa per le spese inopinate, eccoti pronta la giustificazione per far tacere la tua coscienza: c'è crisi, l'economia va aiutata.

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