mercoledì 13 febbraio 2013

ARRENDITI, SEI CIRCONDATO (DI AZULEJOS)!





Devo confessarlo: la prima volta che mi trovai al cospetto di una chiesa interamente ricoperta di azulejos (per l’esattezza la Capela das Almas de Santa Catarina, a Porto,) rigorosamente azzurri mi scappò da ridere: non potei fare a meno di pensare alle piastrelle del bagno. Però poi, tornando serio, dovetti riconoscere che gli azulejos facevano comunque il loro effetto.

Lo saprai già: l’azulejo sta al Portogallo almeno come il baccalà, i pastéis de nata e le sardine. Questo piccolo quadratino di maiolica che tempesta le facciate delle case e le pareti dei palazzi dell’impero di Lisbona, dacché si trova anche nelle ex colonie portoghesi, è il protagonista del paesaggio urbano della città. Il colore dominante è l’azzurro, soprattutto se la produzione è anteriore al XIX secolo; in seguito vengono utilizzati tutti i colori, dando luogo a giochi policromi che fanno da contraltare al blu del cielo e al bianco della calçada.

Mi asterrò dal farti un excursus storico, anche perché ne so più o meno quanto te, ma Rolando, il mio amico emulo di Pico della Mirandola che prende lauree come se fossero vincite alla tombola, mi disse che, contrariamente a quanto pensavo, l’abitudine di ricoprire le case di azulejos a partire dalla metà del XIX secolo fu un espediente all’insegna del risparmio in alternativa alla vernice, all’epoca molto più costosa. In effetti sono le case più “popolari” a mostrare facciate colorate fatte di azulejos, non i palazzi sontuosi, che semmai sfoggiano qui e là pannelli artistici che riproducono scene storiche o religiose.

Dove vedere a Lisbona alcuni “saggi” di arte degli azulejos? Hai l’imbarazzo della scelta. A parte le passeggiate in qualunque quartiere, tutti prodighi di oneste costruzioni ricoperte di azulejos che ci danno anche indizi importanti per individuare l’epoca di costruzione dei palazzi, gli esempi più fulgidi che mi vengono in mente così a freddo sono la facciata della fabbrica Viuva Lamego (foto), nel largo do Intendente, la facciata di un palazzo in largo Rafael Bordalo Pinheiro, l’interno dell’attigua Cervejaria Trindade, e naturalmente il decentratissimo Museu do Azulejo, che tra le altre cose conserva un immenso pannello di azulejos che riproduce la Lisbona pre-terremoto. All’interno del Monastero di São Vicente de Fora sono invece custoditi pannelli settecenteschi che raffigurano le favole di La Fontaine, mentre la declinazione contemporanea dell’arte dell’azulejo è visibile in moltissime stazioni della metro.

Devo confessare anche un’altra cosa: qualche anno fa ho comprato alla Feira da Ladra quattro azulejos con motivi floreali, che ho poi appeso nella mia casa di Roma. Non immaginavo, all’epoca, di aver contribuito con questo piccolo acquisto al degrado del patrimonio della città: comprare azulejos dalle bancarelle vuol dire avallare l’operato degli abusivi che li staccano dai vecchi edifici. Però bisogna riconoscere che in soggiorno fanno un figurone.

2 commenti:

  1. Io li amo tutti, anche quelli non storici.
    Rendono questa città troppo fotogenica.

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    1. Sono tante le cose che rendono questa città fotogenica. E unica. Azulejos inclusi :-)

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